Accade spesso di essere concentrati sui propri problemi.
A volte sono importanti e alzare lo sguardo da essi è difficile, se non impossibile.
Altre volte sono "oggettivamente" meno importanti, eppure vi rimaniamo comunque immersi,
in una maniera che non ci aiuta.
È ovvio che il fatto stesso che una persona rimanga concentrata sulle proprie difficoltà senza riuscire a
"cambiare prospettiva" è un problema anch'esso, che merita comprensione e attenzione.
Ma quello che proponiamo qui è solo un esercizio, che a volte risulta utile, specie se ripetuto e, ribadiamo,
se i problemi non sono pesanti.
Un piccolo esempio. Un adolescente dal bel viso inizia a soffrire di acne, in modo non grave.
È un ragazzino in gamba, in genere se la cava nello studio, con le amicizie, nello sport. Eppure, va in crisi. Piange,
non vuole andare a scuola.
È chiaramente in gioco il cambiamento, l'immagine di sé, è una fase delicata della vita, il problema non è da sdrammatizzare
in modo banale.
Tuttavia, una parte del ragionamento che gli si può fare è: "Questo è un problema che può essere affrontato, curato.
È una fase della vita, passa, anche se magari può volerci un po' di tempo. È un segno di crescita, noioso, ma la crescita
in sé è positiva. I tuoi ormoni funzionano! Vi sono diversi tuoi coetanei che soffrono di acne: anche a loro non piacerà
vedersi così. Tutti noi possiamo avere qualche imperfezione, qualcosa che non ci piace di noi stessi. Siamo tutti esseri umani,
esposti a fragilità e disturbi. Non c'è nulla di cui vergognarsi". (Questa è solo una parte del discorso, dicevamo:
l'altra parte, la prima, deve essere: "Capisco il tuo problema".)
Cambiare prospettiva, ampliando lo sguardo, significa contestualizzare il problema, cercare di vederlo nella sua giusta
dimensione. E confrontarsi con quello che capita anche agli altri. Non è solo questione di "mal comune mezzo gaudio",
ma di riconoscerci tutti nella comune umanità. Tanti si sentono inadeguati, hanno paure, ansie... non vergogniamoci,
se ne soffriamo anche noi. Riconosciamo a noi stessi e agli altri la possibilità di essere, appunto, umani e imperfetti.
Porre in una prospettiva diversa, più ampia, un problema può farci vedere il bicchiere mezzo pieno.
Siamo inquieti, insoddisfatti, tristi, arrabbiati perché qualcosa non va come vorremmo?
Ma chiediamoci: abbiamo salute, casa, cibo, affetti? Come staremmo se alcuni nostri bisogni primari non fossero soddisfatti
(come accade - purtroppo - a una buona parte dell'umanità)? E anche: come hanno vissuto gli esseri umani generazioni e
generazioni prima di noi? Siamo davvero così sfortunati?
Non è questione di fare del "moralismo" a buon mercato, non è questo il punto.
Il punto è provare a osservare le cose da una visuale diversa, considerarle nella loro complessità, riconoscere ciò che ci
accomuna agli altri, ciò che di buono abbiamo e da qui partire per valorizzare e arricchire la nostra vita.
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