Quanto è difficile essere genitori oggi?
Molto.
Quanto è difficile essere genitori di adolescenti, oggi?
Moltissimo.
Insomma, se può servire a rassicurarvi, sappiate che i vostri problemi di genitori sono comuni.
L'adolescenza inizia presto, e sembra a volte non concludersi mai.
"Non mi ubbidisce più."
"Sta ore sul cellulare (al computer/sul tablet/davanti alla tv)."
"Non so con chi parli (con chi si scriva/con chi chatti) per ore."
"Mi risponde male."
"Non studia."
"Sta sempre in casa."
"Vuole sempre uscire."
"Non conosco i suoi amici. Temo che frequenti cattive compagnie."
"Non mi racconta mai nulla."
"Cosa dirgli/dirle sul sesso?"
"Ascolta musica orribile a tutto volume."
"In camera sua è sempre come fosse scoppiata una bomba."
"Non vuole più fare le vacanze con noi."
"Ogni cosa che gli/le propongo, è sempre un NO."
"Si concia in un modo assurdo."
"Si trucca troppo."
"Passa ore in bagno."
"Non collabora mai in casa."
"È distratto/a, sempre sulle nuvole. Non ricorda di fare le cose. Dimentica tutto in giro."
"Sembra che non si accorga mai che anche noi abbiamo dei problemi."
"Non ha più nemmeno un gesto di affetto nei nostri confronti."
"Chiede sempre soldi."
E così via.
Genitori, armatevi di tutto il vostro affetto, di tanta pazienza e di una visione del futuro. È fondamentale.
Cercate di identificarvi con i vostri ragazzi, con i loro bisogni, la loro confusione, la loro ambivalenza (sono ancora piccoli e dipendenti,
ma stanno crescendo e sono alla ricerca di identità e autonomia).
Cercate, per quanto possibile, di stare bene voi. Se siete stanchi, nervosi, distratti, i ragazzi lo sentono, lo sanno, hanno le antenne,
anche se può non sembrare.
Ovvio, non potete essere perfetti, nessun genitore lo è e non sarebbe nemmeno utile, per la crescita del ragazzo, che lo fosse.
Quello di cui ha bisogno un bambino e, poi, un adolescente, è "una base (sufficientemente) sicura". I figli hanno bisogno di genitori presenti,
attenti. Hanno bisogno di sapere che "siete lì", che sapete fare la vostra parte: ascoltare, informare, guidare, dialogare, dare limiti e anche "ordini".
I limiti sono importanti, non solo proteggono da incidenti e problemi, ma danno sicurezza.
"Mio padre non vuole assolutamente che io torni a casa dopo le 23" può essere vissuto come impedimento, ma al tempo stesso rassicura: il ragazzo
può attribuire all'adulto quella funzione di protezione che lui stesso non saprebbe magari darsi (per esempio quando il gruppo dei pari fa pressioni e l'adolescente
ne è anche spaventato, oltre che attratto).
Così pure sono utili gli "ordini", rispetto allo studio o, in generale, l'impegno: il ragazzo non sa quanto siano importanti
per il suo futuro, lui vive sostanzialmente nel presente, ma voi avete un'altra prospettiva. E ciò vale per molte altre questioni.
Ricordatevi però che limiti e ordini vanno spiegati al ragazzo e "negoziati" con lui, non semplicemente imposti in una maniera che gli risulterebbe
incomprensibile e che vivrebbe unicamente come vessatoria. Inoltre, la negoziazione è alla base di tutti i rapporti umani (pacifici).
I figli hanno bisogno di sapere che siete lì con il vostro esempio, di adulti che cercano di comportarsi bene nel mondo. Nessuna parola vale
come l'esempio.
Genitori presenti, ma anche capaci di non interferire troppo.
La crescita è un "compito evolutivo" di ogni essere umano. Il genitore non può sostituirsi al figlio, impedirgli di fare esperienza
in prima persona, di ribellarsi e di commettere errori. Come è stato accanto a lui quando cominciava a fare i primi passi per evitargli brutte cadute,
così deve essere accanto a lui anche quando inizia ad avere una vita autonoma. E, come non gli ha mai "proibito" di camminare per il timore che si potesse
fare del male, così non può nemmeno impedirgli di uscire dal nido. È la vita.
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