È utile tener presente che il lavoro terapeutico genera anche “resistenze”: il paziente desidera star
meglio, ed è per questo che si rivolge a un terapeuta, a un compagno di strada competente.
D'altra parte esaminare le cause del proprio malessere può essere doloroso e la ricerca di nuove
soluzioni per la propria vita e il cambiamento non sono facili: è possibile che a volte il
paziente sia tentato di lasciare perdere, di tornare alle consuete modalità di esistenza, per certi versi
rassicuranti, anche se causano sofferenza.
Non bisogna spaventarsi di fronte a tali resistenze, ma cercare di avere la pazienza di affrontarle. Per questo è importante esprimere anche la non voglia
di andare in terapia, la stanchezza, la sfiducia, se le si prova: saranno ulteriori elementi su cui
lavorare.
Il paziente è ovviamente libero di interrompere la terapia quando vuole, ma sarebbe
bene che i motivi profondi per cui vuole farlo possano essere esaminati per tempo, per evitare
che l'interruzione sia solo il ripetersi delle modalità di azione e reazione che lo hanno portato a star
male.
© Riproduzione riservata - 10 Ottobre 2014